Le emozioni hanno una funzione specifica, che ci aiuta ad orientarci, in termini di relazioni e ad adattarci all'ambiente che c'e' intorno a noi.
Tra le diverse emozioni, che noi quotidianamente sperimentiamo, anche più volte nell'arco della giornata, ce n'è una che è spesso mal vista: la rabbia.
Quante volte vi capita di arrabbiarvi per qualcosa che, agli altri appare una sciocchezza, ma che in voi scatena un vero e proprio inferno interiore?
Quante volte, invece, non riuscite a trattenervi ed esplodete con chi avete davanti, senza riuscire a fermarvi, perché sentite l'impulso irrefrenabile di dare sfogo a quello che avete dentro?
Oppure vi sentite arrabbiati ma non dite niente, vi chiudete in un mutismo punitivo, per gli altri, ma anche per voi, e sentite un bisogno fortissimo di piangere, per "sfogare" la rabbia che avete tenuto dentro?
Il motivo per cui molto spesso, non siamo in grado di gestire le emozioni è strettamente legato ad un passaggio precedente e necessario: riconoscerle.
Ma soprattutto, riconoscere la loro funzione.
Le emozioni, infatti, hanno una funzione specifica, che ci aiuta ad orientarci, in termini di relazioni e ad adattarci all'ambiente che c'è intorno a noi.
Il nostro cervello attraverso l'emozione della rabbia, ci fornisce uno strumento fondamentale per la difesa di noi stessi, perché in natura, un animale, che non sa difendersi ha poche possibilità di sopravvivere.
Dunque, nel nostro percorso evolutivo, cosa è andato storto?
Perché questa emozione è tanto difficile da gestire? Soprattutto, nella primissima infanzia, un bambino si trova a dover imparare a gestire le emozioni, tutte le emozioni. Il modo in cui l'ambiente intorno a lui si relaziona con le sue emozioni, gli fornirà la lettura di queste e del modo in cui comunicarle.
Provare rabbia è naturale, se i nostri bisogni non vengono soddisfatti, se ci sentiamo maltrattati, se sentiamo di essere bersaglio della rabbia altrui, non è qualcosa che possiamo evitare di sentire, perché è un segnale che il nostro mondo interiore ci invia ed al quale dobbiamo rispondere.
Ma allora perché non sappiamo rispondere alla rabbia in modo funzionale, utile?
Perché è un emozione che, sin dall' inizio, abbiamo vissuto come negativa, troppo spesso, è stata "censurata", ed ogni volta che l'abbiamo percepita così, non abbiamo fatto altro che confermare questa idea e la relativa difficoltà di gestione al livello emotivo.
Impedire ad un bambino di esprimere la propria rabbia lo indurrà a considerarla un sentimento negativo, da non esprimere, da soffocare.
In questo modo la rabbia sarà percepita e accumulata, ma resterà lì, inespressa e pronta ad esplodere. Quando esploderà, lo farà in un modo inappropriato, andando a confermare al bambino, che si tratta di un'emozione negativa, ed ogni volta che questo accadrà nel corso degli anni rafforzerà un meccanismo errato di gestione della stessa.
Si può uscire da questo circolo vizioso?
Dobbiamo allenare la nostra mente a muoversi secondo uno schema diverso da quello finora usato.
Per prima cosa, sentiamoci autorizzati a comunicare le nostre emozioni, non è una cosa sbagliata comunicare all' altro cosa ci fa arrabbiare, ma perché sia utile e funzionale dobbiamo farlo nel modo giusto: inveire e aggredire l' altro non ci consente di comunicare veramente il nostro bisogno, tanto quanto tenerlo per noi e soffocarlo.
Altro passo necessario sarà acquisire consapevolezza: prendiamoci del tempo per cercare di capire la reale motivazione di quella rabbia, chiediamoci qual è il vero motivo per cui ci stiamo arrabbiando.
Riproduzione riservata - dicembre 2024