Psicologia del bambino nell'alimentazione. Riuscire a fidarsi della sue capacita' di autoregolazione dargli la liberta' di scelta.
Un tema che spesso preoccupa molto i genitori è il rapporto dei propri figli con il cibo.
In genere, si tratta di preoccupazioni che riguardano per lo più le quantità, quanto mangia, quante volte e così via, ma il rapporto con il cibo per il bambino è qualcosa che lo accompagna in tutte le fasi di crescita ed è caratterizzato esperienze fondamentali che hanno inizio dall' allattamento.
Personalmente, ritengo che soffermarsi su alcuni concetti, sia importante, per affrontare nel modo giusto l'approccio al momento del pasto, e non solo.
L'autoregolazione: i bambini, non ci crederete, ma sanno regolarsi molto bene su quanto devono mangiare, sin dalla nascita.
L'allattamento al seno, che in questi ultimi anni è stato nuovamente rivalutato e sponsorizzato, dimostra proprio questo: il neonato viene allattato a richiesta, perchè è lui a decidere quanto latte prendere e quante volte nell' arco della giornata/nottata, quando il bambino è sazio si stacca dal seno, semplicemente.
Pertanto, mi chiedo, se un neonato è capace di regolarsi e capire quando è davvero sazio e quando non lo è, perchè crescendo dovrebbe magicamente perdere questa capacità, che tra l'altro è innata e si chiama "senso di sazietà"?
La sperimentazione:con l'inizio delle prime esperienze di cibo semisolido, il bambino ha bisogno di conoscere e sperimentare ciò che mangia con tutti i sensi. Manipolare il cibo, osservarlo ed annusarlo, portarlo alla bocca, sono per il bambino esperienze importanti e necessarie per conoscere. I bambini conoscono il mondo attorno a loro, in questo modo, sperimentandolo: succede con il viso dei genitori, con i giochi, il bambino esplora ed esplorando conosce, perchè non dovrebbe farlo anche con il cibo? Si sporcherà, certo, ma sporcarsi è essenziale per un bambino, perchè non sta semplicemente giocando, sta facendo esperienza.
I gusti: per quanto possa sembrare inverosimile a molti, e per alcuni addirittura inaccettabile, i bambini hanno i loro gusti, che cambiano nel corso del tempo, proprio perchè i bambini sono in continua evoluzione e sperimentazione.
Ci sarà un momento in cui ameranno ogni tipo di verdura, magari perchè sarà una novità, poi all' improvviso le odieranno, e poi come per magia, magari dopo mesi o addirittura anni, le ameranno di nuovo. Non ci prendono in giro, non ordiscono piani alle nostre spalle per farci impazzire, stanno solo crescendo ed ogni fase di crescita, comporta aspetti di cambiamento, anche nel rapporto con il cibo.
Ma il concetto fondamentale, sul quale è importante soffermarsi è quello di FIDUCIA. Fidarsi della capacità di autoregolazione e dare la libertà di scelta.
Spesso però,purtroppo, l'ansia del genitore prende il sopravvento ed interferisce rischiando di minare in modo massiccio il rapporto con il cibo.
Dagli areoplanini a tradimento, alle punizioni di ogni tipo, dalle distrazioni ai compromessi materiali ( "se mangi questo ti compro questo") fino ad arrivare persino ai ricatti morali ("dai fallo per me"),per non parlare dei pranzi "itineranti" in cui si può assistere a veri e propri inseguimenti alla "Mission Impossible".
Il genitore ha infiniti espedienti da tirare fuori, ma nessuno sarà vincente, perchè anche se il bambino, ingurgiterà il pranzo/cena, (poichè non si può usare il termine mangerà, dato che questo implicherebbe un atto volontario che non c'è stato) la sua esperienza, non sarà stata comunque serena, ma disturbata dall' interferenza dell' adulto, intristita dalla punizione, privata della libertà di scelta.
Ma qui echeggerebbe nell' aria una possibile obiezione: ma un genitore deve dare delle regole! Quali regole? Quanto devi mangiare? Cosa devi mangiare?
A chi piacerebbe, se al ristorante, il cameriere si presentasse con un menù di sole tre portate, (di cui magari due non sono gradite) e con porzioni da tirannosauro da consumare obbligatoriamente? Sono certa di poter affermare con assoluta fermezza, che nessun adulto gradirebbe una cosa del genere, e dunque perchè i bambini dovrebbero sopportarlo?
Diverse ricerche hanno dimostrato, che se si dà ai bambini la possibilità di scegliere tra più tipologie di cibo, loro sono in grado di assemblare un pasto con le giuste quantità di nutrienti, come se conoscessero la piramide alimentare.
Fidarsi dei bambini ed imparare che, più spesso di quanto si pensi, è l'ansia a parlare piuttosto che l'oggetiva realtà è un passo importante nel rapporto col cibo, come in altri aspetti della crescita dei figli.
In genere, si tratta di preoccupazioni che riguardano per lo più le quantità, quanto mangia, quante volte e così via, ma il rapporto con il cibo per il bambino è qualcosa che lo accompagna in tutte le fasi di crescita ed è caratterizzato esperienze fondamentali che hanno inizio dall' allattamento.
Personalmente, ritengo che soffermarsi su alcuni concetti, sia importante, per affrontare nel modo giusto l'approccio al momento del pasto, e non solo.
L'autoregolazione: i bambini, non ci crederete, ma sanno regolarsi molto bene su quanto devono mangiare, sin dalla nascita.
L'allattamento al seno, che in questi ultimi anni è stato nuovamente rivalutato e sponsorizzato, dimostra proprio questo: il neonato viene allattato a richiesta, perchè è lui a decidere quanto latte prendere e quante volte nell' arco della giornata/nottata, quando il bambino è sazio si stacca dal seno, semplicemente.
Pertanto, mi chiedo, se un neonato è capace di regolarsi e capire quando è davvero sazio e quando non lo è, perchè crescendo dovrebbe magicamente perdere questa capacità, che tra l'altro è innata e si chiama "senso di sazietà"?
La sperimentazione:con l'inizio delle prime esperienze di cibo semisolido, il bambino ha bisogno di conoscere e sperimentare ciò che mangia con tutti i sensi. Manipolare il cibo, osservarlo ed annusarlo, portarlo alla bocca, sono per il bambino esperienze importanti e necessarie per conoscere. I bambini conoscono il mondo attorno a loro, in questo modo, sperimentandolo: succede con il viso dei genitori, con i giochi, il bambino esplora ed esplorando conosce, perchè non dovrebbe farlo anche con il cibo? Si sporcherà, certo, ma sporcarsi è essenziale per un bambino, perchè non sta semplicemente giocando, sta facendo esperienza.
I gusti: per quanto possa sembrare inverosimile a molti, e per alcuni addirittura inaccettabile, i bambini hanno i loro gusti, che cambiano nel corso del tempo, proprio perchè i bambini sono in continua evoluzione e sperimentazione.
Ci sarà un momento in cui ameranno ogni tipo di verdura, magari perchè sarà una novità, poi all' improvviso le odieranno, e poi come per magia, magari dopo mesi o addirittura anni, le ameranno di nuovo. Non ci prendono in giro, non ordiscono piani alle nostre spalle per farci impazzire, stanno solo crescendo ed ogni fase di crescita, comporta aspetti di cambiamento, anche nel rapporto con il cibo.
Ma il concetto fondamentale, sul quale è importante soffermarsi è quello di FIDUCIA. Fidarsi della capacità di autoregolazione e dare la libertà di scelta.
Spesso però,purtroppo, l'ansia del genitore prende il sopravvento ed interferisce rischiando di minare in modo massiccio il rapporto con il cibo.
Dagli areoplanini a tradimento, alle punizioni di ogni tipo, dalle distrazioni ai compromessi materiali ( "se mangi questo ti compro questo") fino ad arrivare persino ai ricatti morali ("dai fallo per me"),per non parlare dei pranzi "itineranti" in cui si può assistere a veri e propri inseguimenti alla "Mission Impossible".
Il genitore ha infiniti espedienti da tirare fuori, ma nessuno sarà vincente, perchè anche se il bambino, ingurgiterà il pranzo/cena, (poichè non si può usare il termine mangerà, dato che questo implicherebbe un atto volontario che non c'è stato) la sua esperienza, non sarà stata comunque serena, ma disturbata dall' interferenza dell' adulto, intristita dalla punizione, privata della libertà di scelta.
Ma qui echeggerebbe nell' aria una possibile obiezione: ma un genitore deve dare delle regole! Quali regole? Quanto devi mangiare? Cosa devi mangiare?
A chi piacerebbe, se al ristorante, il cameriere si presentasse con un menù di sole tre portate, (di cui magari due non sono gradite) e con porzioni da tirannosauro da consumare obbligatoriamente? Sono certa di poter affermare con assoluta fermezza, che nessun adulto gradirebbe una cosa del genere, e dunque perchè i bambini dovrebbero sopportarlo?
Diverse ricerche hanno dimostrato, che se si dà ai bambini la possibilità di scegliere tra più tipologie di cibo, loro sono in grado di assemblare un pasto con le giuste quantità di nutrienti, come se conoscessero la piramide alimentare.
Fidarsi dei bambini ed imparare che, più spesso di quanto si pensi, è l'ansia a parlare piuttosto che l'oggetiva realtà è un passo importante nel rapporto col cibo, come in altri aspetti della crescita dei figli.
Riproduzione riservata - febbraio 2025