"Genitori ad alto contatto", vediamo cosa significa.
Il tema della genitorialità è sempre molto delicato e si presta spesso ad interpretazioni ed influenze storiche e generazionali, che spesso minano l' equilibrio di chi si appresta ad assumere questo ruolo importante e fondamentale.
Diventare genitori è un passaggio bellissimo e al tempo stesso spaventoso.
Diventare genitori è un passaggio bellissimo e al tempo stesso spaventoso.
Bellissimo perchè non c'è cosa più bella che prendersi cura del proprio "cucciolo", spaventoso, perchè questo piccolo esserino stravolgerà ritmi ed abitudini e diventerà, com'è giusto e naturale che sia, il punto centrale di ogni cosa all' interno del sistema familiare.
La responsabilità è grande e si presentano paure, dubbi e ci si sente fragili ed inadeguati nell' intraprendere questa strada.
Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di "Genitori ad alto contatto", vediamo cosa significa: la definizione stessa spiega il perno centrale del concetto, il contatto è fondamentale.
"Portare" il bambino con l'ausilio di fasce appositamente studiate allo scopo, lo fa sentire protetto quando si è al di fuori del contesto casalingo, in luoghi affollati, che il bambino non conosce e che non è ancora preparato ad affrontare senza la figura della madre.
Eh sì, perchè la madre è soprattutto nel primo anno di vita, un vero e proprio prolungamento del bambino, lui o lei, non può "esistere" senza la madre, la madre è supporto, è cibo, di qui l'importanza dell' allattamento al seno quale fonte incomparabile di nutrimento fisico, emotivo e psicologico, è consolazione, è protezione.
Questa frase è frutto di anni ed anni di credenze e soprattutto, paure, tramandate di generazione in generazione, quasi una maledizione biblica, lasciatemelo dire, è il concetto che è viziato, non certo i bambini.
Non c'è fondamento scientifico a questa frase, se non il perpetuarsi da secoli, di un errata concezione del bambino, una bugia riparatrice.
Mentre è scientifico ed appurato da milioni di anni questo: noi siamo mammiferi, e quindi i nostri bambini sono cuccioli di mammifero, e come ogni mammifero hanno bisogno del contatto e dell' appoggio delle figure genitoriali fino al momento in cui non saranno pronti a sperimentare la loro autonomia.
Allora che fare? Semplicemente seguire il proprio istinto di mammifero, perchè è inevitabile che una madre ed un padre, quando sentono il proprio bambino piangere abbiano l'istinto di prenderlo in braccio. E' giusto e naturale che sia così.
Però ecco di nuovo frasi del tipo: "no! lascialo piangere che poi si vizia!", "per carità, poi ti tocca tenerlo sempre in braccio!", "non si staccherà più da te!" ...e lì il povero genitore, con il cuore a pezzi rimette giù il piccolo lasciandolo che si disperi finchè stremato non si arrende. E' bene infatti sottolineare che il bimbo non si calma....ma si rassegna al fatto che nessuno risponderà alla sua richiesta di aiuto.
Perchè permettiamo questo?
Perchè certe leggende, purtroppo minano la nostra sicurezza, perchè le nostra paura di essere inadeguati è forte e perchè se ce lo dice chi ha più esperienza, pensiamo che sia giusto seguire il "consiglio".
Essere genitori però non è una cosa che si insegna, ma è un percorso che si vive, in cui si fa esperienza dell'altro e si stabilisce un legame, il legame più stretto ed importante della nostra vita.
Si può fare questo a distanza? Si puo stabilire un legame senza ascoltare le richieste dell' altro ? ( perchè il pianto di un bambino è sempre una richiesta)
Ma sono bambini, e lo saranno per anni, con step di crescita sempre diversi, ma sapranno stupirci e renderci increduli, se saremo capaci di fidarci di loro.
Ma anche i genitori hanno bisogno di tempo, per capire, per conoscere questo nuovo esserino che entrato nella loro vita, per trovare una sintonia con i suoi bisogni, per imparare ad ascoltarlo e a rispondere alle sue necessità.
Non è facile, non perchè sia tremendo, ma semplicemente perchè è qualcosa di nuovo, qualcosa che dobbiamo imparare a fare, ma siamo predisposti geneticamente ad essere madri e padri, è scritto nel nostro Dna, ed in questo non c' è alcun vizio.
La responsabilità è grande e si presentano paure, dubbi e ci si sente fragili ed inadeguati nell' intraprendere questa strada.
Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di "Genitori ad alto contatto", vediamo cosa significa: la definizione stessa spiega il perno centrale del concetto, il contatto è fondamentale.
I primi contatti
Sin dai primissimi mesi di vita, infatti, il bambino necessita del contatto con la propria madre, tenerlo in braccio lo tranquillizza, lo fa sentire sicuro, dormire con i genitori, lo rasserena in caso di risvegli notturni."Portare" il bambino con l'ausilio di fasce appositamente studiate allo scopo, lo fa sentire protetto quando si è al di fuori del contesto casalingo, in luoghi affollati, che il bambino non conosce e che non è ancora preparato ad affrontare senza la figura della madre.
Eh sì, perchè la madre è soprattutto nel primo anno di vita, un vero e proprio prolungamento del bambino, lui o lei, non può "esistere" senza la madre, la madre è supporto, è cibo, di qui l'importanza dell' allattamento al seno quale fonte incomparabile di nutrimento fisico, emotivo e psicologico, è consolazione, è protezione.
Ma poi si vizia!!!
Eccola lì, dietro l' angolo, la fatidica frase "Ma poi si vizia!!!".Questa frase è frutto di anni ed anni di credenze e soprattutto, paure, tramandate di generazione in generazione, quasi una maledizione biblica, lasciatemelo dire, è il concetto che è viziato, non certo i bambini.
Non c'è fondamento scientifico a questa frase, se non il perpetuarsi da secoli, di un errata concezione del bambino, una bugia riparatrice.
Mentre è scientifico ed appurato da milioni di anni questo: noi siamo mammiferi, e quindi i nostri bambini sono cuccioli di mammifero, e come ogni mammifero hanno bisogno del contatto e dell' appoggio delle figure genitoriali fino al momento in cui non saranno pronti a sperimentare la loro autonomia.
I bambini non hanno vizi
I bambini hanno bisogni, non manipolano l' adulto, chiedono attenzione.Allora che fare? Semplicemente seguire il proprio istinto di mammifero, perchè è inevitabile che una madre ed un padre, quando sentono il proprio bambino piangere abbiano l'istinto di prenderlo in braccio. E' giusto e naturale che sia così.
Però ecco di nuovo frasi del tipo: "no! lascialo piangere che poi si vizia!", "per carità, poi ti tocca tenerlo sempre in braccio!", "non si staccherà più da te!" ...e lì il povero genitore, con il cuore a pezzi rimette giù il piccolo lasciandolo che si disperi finchè stremato non si arrende. E' bene infatti sottolineare che il bimbo non si calma....ma si rassegna al fatto che nessuno risponderà alla sua richiesta di aiuto.
Perchè permettiamo questo?
Perchè certe leggende, purtroppo minano la nostra sicurezza, perchè le nostra paura di essere inadeguati è forte e perchè se ce lo dice chi ha più esperienza, pensiamo che sia giusto seguire il "consiglio".
Essere genitori però non è una cosa che si insegna, ma è un percorso che si vive, in cui si fa esperienza dell'altro e si stabilisce un legame, il legame più stretto ed importante della nostra vita.
Si può fare questo a distanza? Si puo stabilire un legame senza ascoltare le richieste dell' altro ? ( perchè il pianto di un bambino è sempre una richiesta)
I bambini hanno bisogno di tempo e di fiducia
I bambini non staranno sempre in braccio, non vorranno dormire sempre con noi, impareranno ad essere autonomi, inizieranno ad esplorare il mondo intorno a loro e se noi daremo loro fiducia cresceranno autonomi ed indipendenti e saranno adulti con autostima e capacità di relazionarsi in modo efficace con il resto del mondo.Ma sono bambini, e lo saranno per anni, con step di crescita sempre diversi, ma sapranno stupirci e renderci increduli, se saremo capaci di fidarci di loro.
Ma anche i genitori hanno bisogno di tempo, per capire, per conoscere questo nuovo esserino che entrato nella loro vita, per trovare una sintonia con i suoi bisogni, per imparare ad ascoltarlo e a rispondere alle sue necessità.
Non è facile, non perchè sia tremendo, ma semplicemente perchè è qualcosa di nuovo, qualcosa che dobbiamo imparare a fare, ma siamo predisposti geneticamente ad essere madri e padri, è scritto nel nostro Dna, ed in questo non c' è alcun vizio.
Riproduzione riservata - settembre 2024